ARETINO PIETRO

Pietro Aretino (1492 - 1556)

Scrittore. Nativo di Arezzo, verso il 1506 si trasferì a Perugia per iniziare l'apprendistato in una bottega di pittore, ma in lui prevalse la vocazione letteraria.
Qualche anno dopo si recò a Roma, dove divenne famoso con le Pasquinate, sonetti satirici che si innestano sulla tradizione libellistica cinquecentesca contro la corte papale. L'uscita nel 1525 dei Sonetti lussuriosi provocò un severo intervento della censura pontificia, tanto che l'Aretino si mise sotto la protezione del capitano di ventura Giovanni dalle Bande Nere e, alla morte di questi, riparò a Venezia (1527).
Qui conquistò fama, potere e la protezione di illustri personaggi, servendosi con spregiudicatezza e aggressività delle sue capacità letterarie. Documento della sua poetica sono le Lettere (6 libri, 1537-57), nelle quali, opponendosi risolutamente al classicismo, esalta l'arte come istintiva fantasia ("ghiribizzo"). Versatile sperimentatore nello stile e nel lessico, fu autore vario e prolifico. Scrisse tragedie come La Orazia (1546, in versi); commedie come La cortigiana (1524, riveduta nel 1534); opere parodistiche, come Li primi due canti di Orlandino (1540), che ha per bersaglio i poemi epici; opere religiose in prosa come alcune vite di santi e martiri.
Molto noti sono i Ragionamenti (1534-1539), dialoghi in cui una vecchia cortigiana spiega quali sono le caratteristiche delle tre "condizioni della donna", cioè monaca, moglie e prostituta, e che gli valsero fino al sec. XIX la classificazione di scrittore osceno. La varietà dei generi letterari si accompagna nell'Aretino a una corrispondente varietà di stili e registri: spigliati, trasgressivi, dissacranti, osceni, comici o agiografici.


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