MONTI VINCENZO

Vincenzo Monti (1758 - 1828)
Vincenzo Monti, uno dei massimi esponenti del neoclassicismo, nacque ad Alfonsine, in provincia di Ravenna, il 19 febbraio 1754. Cominciò gli studi al seminario di Faenza e poi si iscrisse all'università di Ferrara, dove studiò diritto e medicina.
A Ferrara entrò in contatto con l'ambiente letterario e iniziò a dedicarsi seriamente alla poesia. Scrisse più che altro poesie celebrative, in occasione di particolari avvenimenti o dedicate a personaggi di rilievo dell'epoca. Nel 1755 fu accolto nell'accademia dell'Arcadia.
Nel 1778, con l'aiuto del cardinale Scipione Borghese, si trasferì a Roma, dove lavorò come segretario del nipote di Pio VI. Qui trovò un ambiente culturale dominato da influenze classiciste. Tra le sue opere di questo periodo vi sono la Prosopopea di Pericle (1779), scritta dopo il ritrovamento a Tivoli del busto di Pericle; La bellezza dell'universo (1781), poemetto che ebbe molto successo; Sciolti al principe Sigismondo Chigi e i Pensieri d'amore, opere che risentono molto dell'influenza della lettura del Werther di Goethe.
Nel 1784 scrisse una delle sue opere più famose e cioè l'Ode Al signor di Montgolfier, in occasione del primo volo compiuto in mongolfiera.
In seguito si dedicò anche al teatro e scrisse Aristodemo (1786) e Galeotto Manfredi (1788), dove l'influenza delle opere di Alfieri e di Shakespeare è notevole.
Nel 1793 scrisse la Bassvilliana, ispirata agli orrori della Rivoluzione francese.
Lasciò Roma e nel 1797 si trasferì a Milano, dove diventò sostenitore degli ideali democratici e giacobini. Scrisse le tre cantiche Il fanatismo, La superstizione e Il pericolo, dove condanna la posizione reazionaria dei cattolici. Nel 1801 compose la famosa ode Per la liberazione d'Italia, scritta dopo la vittoria di Marengo.
Degna di essere ricordata è la sua traduzione dell'Iliade.
Morì a Milano nel 1828.


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