ANGIOLIERI CECCO

Cecco Angiolieri (1260?-1312?)
Nacque a Siena da famiglia altolocata: il padre ricoprì varie cariche nel comune senese e fu banchiere di papa Gregorio IX. Cecco partecipò alla guerra d'Arezzo nel 1288 e fu successivamente multato per diserzione dall'esercito senese. Il suo carattere ribelle è testimoniato nel 1291 in occasione di una misteriosa "vicenda di ferimenti"; fu multato più volte per non aver rispettato il coprifuoco e, bandito dalla città natale, si spostò a Roma. Questa vivace personalità gli ispirò uno stile poetico originale, in netto contrasto con lo spirito raffinato del Dolce Stil Novo.
Alle nobili virtù dello Stil Novo, l'autore contrappose personaggi dediti ai piaceri della gola e del gioco dei dadi. Aprì una critica contro la famiglia e la società, e nel sonetto antipaterno S'i'fosse foco, arderé'l mondo, non esitò nel citare il Papa e l'Imperatore, con il proposito di scandalizzare i personaggi del periodo attraverso la satira. Contappose alla donna angelicata dantesca una riottosa figura, simbolo del diabolico, e creò un canzoniere a parodia dello stilnovismo.
Cecco Angiolieri fu comunque stimato come poeta dai contemporanei. Purtroppo la mancanza di dati sulla sua vita ha contribuito alla creazione della leggenda di un poeta "maledetto". Solamente nel Novecento si è rivalutata la letterarietà e originalità dei suoi sonetti.

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