AFFETTI MADRE.
Presso alla culla in dolce atto d'amore,
che intendere non può chi non è madre,
tàcita siede e immobile; ma il volto
nel suo vezzoso bambinel rapito,
arde, si turba e rasserena in questi
pensieri della mente inebriata.
Teco vegliar m'è caro,
gioir, pianger con te: beata e pura
si fa mia di cura in cura;
in ogni pena un nuovo affetto imparo.
Esula, alla materna ombra fidato,
bellissimo innocente!
Se venga il dì che amor soavemente
nel nome mio ti sciolga il labbro amato;
come l'ingenua gota e le infantili
labbra t'adorna di bellezza il fiore,
a te così nel core
affetti educherò tutti gentili.
Così piena e compìta
avrò l'opra che vuol da me natura;
sarò dell'amor tuo lieta e sicura,
come data t'avessi un'altra vita.
Goder d'ogni mio bene,
d'ogni mia contentezza il Ciel ti dia!
io della vita nella dubbia via
il peso porterò delle tue pene.
Oh, se per nuovo obietto
un dì t'affanna giovenil desìo,
ti risovvenga del materno affetto!
Nessun mai t'amerà dell'amor mio.
E tu nel tuo dolor solo e pensoso
ricercherai la madre, e in queste braccia
asconderai la faccia;
nel sen che mai non cangia avrai riposo.
Vostra Eccellenza, che mi sta in cagnesco
per que' pochi scherzucci di dozzina
e mi gabella per anti-tedesco
perché metto le birbe alla berlina,
o senta il caso avvenuto di fresco,
a me che girellando una mattina,
capito in di Milano,
in quello vecchio, là, fuori di mano.
M'era compagno il figlio giovinetto
di que' capi un po' pericolosi,
di quel tal Sandro, autor romanzetto
ove si tratta di promessi sposi...
Che fa il nesci, Eccellenza? o non l'ha letto?
Ah, intendo: il suo cervel, Dio lo riposi,
in faccende affaccendato,
a questa roba è morto e sotterrato.
Entro, e ...
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