VITTORIO ALFIERI
CINQUE SONETTI
SONETTO XVI
Vuota insalubre region, che stato
Ti vai nomando, aridi campi incolti;
Squallidi oppressi estenuati volti
Di popol rio codardo e insanguinato:
Prepotente, e non libero senato
Di vili astuti in lucid'ostro involti;
Ricchi patrizj, e piu' che ricchi, stolti;
Prence, cui fa sciocchezza altrui beato:
Citta' non cittadini; augusti tempj,
Religion non gia'; leggi, che ingiuste
Ogni lustro cangiar vede, ma in peggio:
Chiavi, che compre un di' schiudeano agli empj
Del ciel le porte, or per eta' vetuste:
Oh! se' tu Roma, o d'ogni vizio il seggio?
9 Xbre 1777 a Roma dalla Storta.
"Nel decembre [1777] feci una scorsa a Roma per le poste a cavallo; viaggio
pazzo e strapazzatissimo, che non mi frutto' altro che d'aver fatto il sonetto
di Roma pernottando in una bettolaccia di Baccano, dove non mi riusci' mai di
poter chiuder occhio." (Vita, epoca IV, cap.V)
Manoscritto Laurenziano Alfieri 13, carta 224 r.
(Da Vittorio Alfieri, RIME, edizione critica a cura di Francesco Maggini, p. 14,
Asti, Casa 1954)
SONETTO XVII
Parte di noi, si' mal da noi compresa,
Alma, v'ha chi d'Iddio te noma un raggio:
S'io chieggo: E che vuol dir? tace anco il saggio;
Che il dar ragion saria ben altra impresa.
Per quanto sia dell'uom la mente estesa,
Scosse egli mai de' sensi il vil servaggio?
Stolti, oh quei, che spiegare ebber coraggio
Cosa ad altrui, ne' da lor stessi intesa!
Veder, toccare, udir, gustar, sentire;
Tanto, e non piu', ne die' Natura avara;
Indi campo ci aggiunse ampio al fallire.
Quinci nacquer parole, e errori, a gara;
Ne' fu convinto mai ardire,
Che molto sa chi a dubitare impara.
Firenze li 11 [Gennaio] 1778.
Manoscritto Laurenziano Alfieri 13, carta 226 r.
(Da Vittorio Alfieri, RIME, edizione critica a cura di Francesco ...
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