Franco Sacchetti
IL LIBRO DELLE RIME
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[I] Canzonetta distesa di FRANCO SACCHETTI.
[1352]
O quanto è somma la biltà che regna
in quella che, pensando,
per lei moro amando,
sanza aver pace, il dì più e più volte!
Coste' ben ha di gentilezze insegna,
leggiadria menando,
in ogni loco stando
con tutte parti d'onestà racolte.
Il viso e l'aureate chiome sciolte
mi mostran tanta luce agli occhi mei,
ch'ognor, veggendo lei,
ringrazio e lodo la divin esenza,
che sì bel frutto diede a te, Fiorenza:
però che in te dimora la colonna
di luce adorna e chiara;
sì che per questo cara
terra, fra l'altre, se', che 'l mondo chiuda,
per la gentile e valorosa donna,
dove ogni ben s'apara,
per che la vita amara
non sente chi per amor di lei suda.
Nulla matera in questa nasce cruda,
ma d'agnol ha sembianza, e porta vanto
col suo soave canto,
il qual, quand'entra ne' bramosi orecchi,
mi dona amor con più lucenti specchi.
Ha 'n sé costei più senno e più vertute
che Iulia non avea,
quando di Iulio crescea
donna e figliuola, e di Pompeo moglie;
ed è in valor più degna di salute
che quella, contro Enea
per Turno combattea,
ben ch'ella avesse po' di morte doglie;
e quella che portò l'oneste voglie,
Lucrezia, ancora non fu pari a questa
in ogni membro e vesta,
avendo castità più che d'Ulisse
non ebbe Penelopè mentre che visse.
I' porto openion che e' non nacque
cotal figlia di Leda;
né di Forco niun creda
nascesse Medus con più bionde trecce;
e so ben veramente che e' piacque
a Venus far sua reda
costei, sì che conceda
agli affannati di suo arco frecce.
Non val ingegno, arte né fortezze,
quand'ella ...
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