Antonella Cesario
Candida come la neve
.o000o.
"Perché non lasci le chiavi inserite? Chi ruberebbe mai un'ambulanza?"
Ricordo ancora con chiarezza questa frase e il tono di voce canzonatorio di Alessandro, di quella mattina di due anni fa. Pochi giorni prima che tutto cominciasse.
Era il turno del sabato notte, la solita squadra affiatata, la solita pizza a cena e poi la tv. Era una sera come tutte le altre in cui ero di turno: si chiacchierava per ingannare la noia, in attesa dello squillo del telefono. Dopotutto è questo il "lavoro" di un volontario soccorritore.
Mi piaceva molto la mia squadra: Alessandro, Giulia e Marco. Eravamo, e siamo tuttora, molto più che affiatati: siamo amici anzi, per dirla tutta, Marco è anche mio marito. Conoscevamo alla perfezione i nostri compiti e riuscivamo a capirci con un semplice cenno del capo. Mi sentivo completamente a mio agio. Cominciare il mio turno era come rientrare a casa e indossare il vecchio paio di pantofole: mi faceva stare bene.
Insomma, stavamo sonnecchiando davanti alla tv che trasmetteva un programma di giochi e nessuno di noi poteva neanche lontanamente immaginare ciò che stava per accadere.
Il suono del telefono ci aveva fatto sobbalzare come al solito e Alessandro si era precipitato a rispondere; la centrale operativa ci stava inviando in casa di un'anziana signora, malata di cuore, che non stava molto bene.
Ho sempre adorato correre in ambulanza a sirene spiegate: mi da una scarica di adrenalina e una sensazione di euforia. Non c'è però il tempo di pensarci perché bisogna prepararsi ad intervenire. Indossare i guanti, preparare la borsa ed il telo da trasporto: non bisogna dimenticare niente altrimenti si rischia di fare avanti e indietro inutilmente e di perdere del tempo che potrebbe essere prezioso.
La casa della ...
|
|
|
|
|
|