Giuseppe Agnoletti
IL FETICISTA
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Alieno da qualsiasi preoccupazione economica e sentimentale, attraversava la piazza col passo indolente di chi nulla abbia da chiedere o da offrire alla vita, sprofondata com'era, la sua, in un limbo di profonda indifferenza.
E fu allora che la vide, sotto al sole di primavera, uscire dalla porta a vetri di un palazzo vicino, ticchettare con passi svelti sul selciato antico avvicinandosi a lui fin quasi a sfiorarlo, e poi procedere oltre a scomparire all'interno di un bar.
Rimase il sentore acuto del suo profumo, una fragranza quasi maschile che, alla sua mente, riverberava quell'immagine di donna non più giovanissima, bionda quasi senza averne l'aria e attillata in un classico tailleur che ne esaltava la snella figura. Un viso solo per un attimo intravisto, ma indelebili gli erano rimasti in mente quegli occhi grigi sull'ovale perfetto che era il volto e le labbra, quasi impertinenti, a sorridere al mondo intero.
Immobile, guardava l'immagine di lei dietro la vetrina del bar sorseggiare un qualche indefinibile liquido da un bicchiere e si sorprese a desiderare o sì, desiderare, di esserne l'orlo, quel cerchio di vetro ai suoi occhi così fortunato.
Un sorriso al cameriere, il conto pagato alla cassa ed eccola di nuovo fuori, svelta con quelle caviglie sottili in bilico sugli alti tacchi. Un attimo ancora di quell'ondeggiare suo brioso e poi via dietro la porta a scomparire in quel palazzo pieno di uffici.
Lo colse un impulso improvviso. Un raptus forse, che lo costrinse ad affrettarsi verso il bar, entrare, prendere il suo bicchiere posato ancora sul bancone, portarlo alle labbra e suggere le poche gocce di liquido rimastevi.
Fu una sensazione nuova il bacio dato al vetro nel quale lei aveva bevuto, lì dove ancora era ...
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