Radnóti Miklós
Non posso saperlo
(Nem tudhatom ... - 1944)
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Traduzione di Agnes Preszler (c) - 2002
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Per gli altri questo posto che significa,
non posso saperlo,
per me è la patria, questo piccolo paese,
il luogo della mia infanzia lontana e felice.
Come un ramo debole dal tronco dell'albero,
da esso sono cresciuto e spero che qua sarò anche sepolto.
Sono a casa. E se un cespuglio si china davanti a me,
conosco il suo nome, il suo fiore,
so chi cammina per la strada, e dove va,
e so cosa potrebbe significare il dolore
di un tramonto rosso sulle mura delle case.
Per chi vola su un aereo, è solo una mappa,
e non sa Vörösmarty Mihály** dove abitava;
per lui che significa? Fabbrica e caserma,
ma per me: cavalletta, bue, campanile e mite casale;
nel binocolo egli vede campi e fabbriche,
ma io anche il lavoratore zelante,
bosco, frutteto, uva e tombe,
tra le tombe una vecchietta, che pian piano piange,
e quello che da sopra è una fabbrica o ferrovia
che distruggere si deve, per me è la stazione,
e davanti il ferroviere, con bandiera rossa in mano,
da tanti bambini circondato, egli invia il segnale,
e nel cortile della fabbrica ci gioca un cane.
E poi il parco: di vecchi amori conserva la traccia,
la mia bocca ricorda i baci al gusto di miele o fragola.
Sul marciapiede un giorno andando a scuola
per non essere interrogato salivo su una pietra.
Eccola qua, ma di sopra neppur essa si vede
non esiste apparecchio che la possa rilevare.
È vero, siamo peccatori, noi come gli altri popoli,
e riconosciamo la nostra colpa, quando, come, dove,
ma ci sono anche innocenti, lavoratori o poeti,
e lattanti, in chi crescerà la ragione,
la conserveranno, nascosti in buie cantine,
finché non ...
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