A.
Davide Rondoni
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Io in te vedo venire e non lo sai
i branchi, arrivare i grandi
stormi e le improvvise
folate della vita,
tutta l'infinita corsa
dei fenomeni, gli alti
cervi, le nevi, i boschi
e gli annuvolamenti.
Le tempeste, sì,
stanno nei tuoi silenzi,
le maree nei cambi di luce
quando piangi.
Negli sguardi che dai
senza esser vista
viene la notte
e l'allarme delle stelle.
Il tuo viso per me trattiene
la rapina dei semi nel gran vento.
Ad ogni ridere improvviso che hai
salta la misura
che distanza i pianeti.
Delle stagioni dura il caos
da quando tu le indossi
e rapida al telefono
ti svesti e poi ti cambi.
Io lo vedo e non lo sai
venire a opprimerti la vita,
tu ne avverti la fame, l'assalto,
e mi guardi regina
splendida, sperduta.
Dovrai rompere per me
la scorza del tuo amore,
e ferma nella sera voler bene
alla terra insieme al cielo,
alla vita come viene.
Non sei tu
che mi rincorri
o che mi attendi nella notte,
son io che sto inseguendo
che precipito dietro al tuo salto
e chiamo con nomi dolci ed infantili
la paura e il molto onore
che bruciano il tuo bel cuore.
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