Charles Péguy
QUASI CON GLI OCCHI SPALANCATI
88-12-0
Edizioni della Meridiana
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Presentazione della Beauce
a Nostra Signora di Chartres
Ecco, Stella del mare, la pesante tovaglia
E la profonda ondata e l’oceano del grano
E la mobile schiuma e i nostri granai colmi,
Ecco lo sguardo vostro su quest’immensa cappa
Ecco la vostra voce sulla piana pesante
E i nostri amici assenti e i cuori spopolati,
E lungo i nostri fianchi i pugni separati,
E la nostra stanchezza, la nostra forza piena.
O stella del mattino, regina inaccessibile,
Eccoci camminare verso l’illustre corte
Vostra, ecco la piana del nostro umile amore,
E l’oceano di tutta la nostra immensa pena.
Vaga un singhiozzo e scorre fin oltre l’orizzonte.
Appena pochi tetti fan come un arcipelago.
Dal vecchio campanile cade come un richiamo.
E la chiesa massiccia sembra una bassa casa.
E così navighiamo verso la cattedrale,
Ed emerge qua e là un rosario di biche,
Rotonde come torri, ed opulente e sole,
Dei castelli di prua sulla nave ammiraglia.
Due millenni d’aratro di questa terra han fatto
Per le novelle età dispense senza fine.
Un millennio di grazia vostra fa dei lavori
Al cuore solitario riposo senza fine.
Ci vedete marciare su questa dritta strada,
Polverosi, fangosi, con la pioggia fra i denti.
Su questo gran ventaglio aperto a tutti i venti
La strada nazionale è nostra porta stretta.
Andiamo sempre avanti, con le mani pendenti,
Senza alcun apparato, fardello né discorsi,
Di un passo sempre uguale, senza fretta o risorsa,
Dai campi più presenti a quelli più vicini.
Ci vedete marciare, siamo la fanteria.
Non avanziamo mai che di un passo alla volta.
Ma di popolo venti secoli e di re,
E tutto il loro seguito ed il loro pollame
I cappelli piumati ed il servidorame
Hanno appreso ...
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