PASCOLI GIOVANNI

Giovanni Pascoli (1855-1912)
Giovanni Pascoli nacque nel 1855 a San Mauro di Romagna. Visse un'infanzia profondamente infelice segnata dalla tragica uccisione del padre, avvenuta nel 1867. Questa terribile esperienza ebbe ripercussioni sia sulla sua vita che sulla sua opera. In breve tempo perse anche la madre, la sorella e due fratelli.
Strinse amicizia con Andrea Costa e diventò un militante nel partito socialista. Nel 1879, durante una manifestazione fu arrestato, e rimase tre mesi in prigione. Si iscrisse all'università di Bologna e nel 1822 si laureò in letteratura greca. Grazie all'aiuto di Carducci lavorò come professore in vari licei. Nel 1885 si ricongiunge alle sorelle che avevano studiato in collegio e da quel momento la sorella Maria gli resterà accanto per tutta la vita.
Nel 1905 gli fu affidata la cattedra di letteratura italiana all'università di Bologna, che prima di lui era stata di Carducci. Scrisse poesie in italiano, ma anche in latino e si distinse anche come commentatore e critico letterario.
Nel 1891 pubblicò la raccolta Myricae, dove le poesie sono scorci naturalistici, momenti rubati alla vita nei campi. Pascoli crea una poesia delle cose semplici, dei piccoli gesti della vita quotidiana rifacendosi sia ai classici che ai simbolisti e impiegando una nuova lingua poetica non descrittiva, ma allusiva.
Nelle opere seguenti, I Primi poemetti (1904) e i Nuovi poemetti (1909), è presente invece un'attenzione per la dimensione descrittiva e anche il linguaggio si allontana dalla tradizione della poesia italiana.
Nel 1903 escono I Canti di Castelvecchio dove ha grande importanza il tema dell'infanzia e nel 1904 escono I Poemi conviviali, opera che si ispira ai modelli antichi sia per quello che riguarda la scelta dei temi che per il tipo di versificazione.
Una delle sue opere più importanti è Il Fanciullino (1897), dove il poeta formula la sua concezione di poesia. Per Pascoli la poesia deve essere spontanea, deve saper cogliere la purezza e la magia che è già insita nelle cose. La poesia non si inventa, è già presente in tutte le cose e basta solo saperla vedere con gli occhi puri di quel fanciullino che è dentro di noi, di quel bambino ancora capace di provare stupore.
Morì il 6 aprile 1912 a Bologna.


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