OVIDIUS

Ovidio (Publius Ovidius Naso) (Sulmona, 43 a.C. - Tomi, 17/18) d.C. 
Nacque a Sulmona, in Abruzzo, nel 43 a.C., da agiata famiglia equestre. Frequentò a Roma le migliori scuole di retorica con l'intenzione di intraprendere la carriera politica ma, al suo ritorno da un soggiorno in Grecia effettuato per completare la formazione, abbandonò questo proposito, dedicandosi interamente all'attività poetico-letteraria; si legò al circolo di Messalla Corvino e strinse rapporti con i poeti più in vista della capitale. Ma proprio quando la sua vita si avviava verso un tranquillo e pieno successo (nel frattempo si era coniugato per ben tre volte), nell'8 d.C. fu colpito dall'improvviso, e non ancora chiarito, provvedimento punitivo dell'imperatore Augusto, che lo costrinse in Esilio a Tomi (l'odierna Costanza) sul Mar Nero. Qui Ovidio passò gli ultimi anni della sua esistenza, spegnendosi nel 17 o 18 d.C.
Le opere della sua vasta e varia produzione poetica possono essere suddivise, per semplificazione, in tre gruppi: i componimenti erotici; i componimenti mitologici e quelli dell'esilio.
Il primo gruppo, che comprende l'Ars amatoria (3 libri), i Remedia amoris e i Medicamena faciei femineae, tutti e tre in metro elegiaco, è un vero ciclo di poesia didascalica nel quale Ovidio impartisce consigli su come ci si deve comportare nelle questioni amorose. Quest'ultimo tema è anche alla base degli Amores, una raccolta giovanile di elegie scritte alla maniera di Properzio e Tibullo ma prive di pathos e intese piuttosto come gioco distaccato ricco d'ironia.
Nel secondo gruppo sono invece incluse le seguenti opere: le Heroides, un'originale raccolta di lettere poetiche, sempre per lo più di soggetto amoroso, che Ovidio immagina scritte da donne (e da alcuni loro mariti) appartenenti al mito greco. Le Metamorphoses (15 libri), la grande opera in esametri che, sotto la veste di poema epico, racchiude una serie di storie mitologiche indipendenti ma tutte accomunate dal tema della metamorfosi (alla maniera di Esiodo, Callimaco e in genere della poesia alessandrina). E infine i Fasti (di cui rimangono solo i primi sei libri dei dodici originari) l'opera più impegnata civilmente, che riporta i miti e le leggende e gli eventi salienti di tutti i mesi dell'anno romano.
Gli scritti composti in esilio, tutti in metro elegiaco e venati di una profonda malinconia, sono: i Tristia, una raccolta di componimenti in cinque libri, i quali descrivono la solitudine e la desolazione della condizione di esule. Le Epistulae ex Ponto, in quattro libri, una mesta corrispondenza con gli amici lontani. Infine, l'Ibis, un poemetto con il quale si difende dagli attacchi di un suo detrattore.
Sappiamo che scrisse anche una tragedia intitolata Medea, la quale ebbe grande successo ma purtroppo non è giunta sino a noi, mentre dubbia è l'attribuzione al poeta di un poema sulla pesca (Halieutica).
La fortuna di Ovidio nella cultura europea, sia nel campo della letteratura che delle arti figurative, è stata immensa attraverso tutti i secoli, raggiungendo il suo culmine durante l'epoca medioevale quando influssi del poeta sono ravvisabili in Dante, Petrarca e Boccaccio.


links:
 - biblio-net - Ovidio
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