FEDRO

Fedro (Phoedrus) (Tracia o Macedonia, 15 ca a.C.? - 50 ca d.C.?)
D'origine non libera - nato probabilmente in Tracia - ma fornito di una solida educazione letteraria, Fedro venne liberato dall'imperatore Augusto, acquistando di conseguenza la condizione di liberto; il suo periodo di maggiore attività coincide tuttavia con i principati degli imperatori successivi: Tiberio, Caligola e Claudio. Nonostante l'affrancamento, condusse un'esistenza umile, non raggiungendo mai quella gloria letteraria che arrise ad altri, più meritevoli o semplicemente più vicini alla corte imperiale. Dovette subire invece, sembra a causa della vena satirica di alcuni suoi scritti, umiliazioni da parte di personaggi influenti e, infine, anche la povertà che lo accompagnò fino al termine della sua non breve vita. La sua riscoperta avviene soltanto con l'Umanesimo.
Della sua produzione letteraria ci è pervenuto il corpus delle favole (poco più di 90, suddivise in 5 libri, a cui si devono aggiungere quasi certamente le circa 30 favole raccolte nella cosiddetta Appendix Perottina) composte tutte in senari giambici.
Fedro è un dichiarato erede di Esopo e, in generale, del genere favolistico sorto e consolidato precedentemente nella letteratura greca. Egli ebbe comunque il merito di introdurre tale filone a Roma o, meglio, di conferire ad esso una solida veste scritta (poiché è verosimile ipotizzare la presenza di una tradizione orale e popolare), facendolo assurgere a vero e proprio componimento poetico in versi, da accostare al genere satirico del quale era allo stesso tempo debitore.
Le favole presentano tutte uno schema precostituito: storielle i cui personaggi più frequenti sono tipi di animali, umanizzati e portatori ognuno di una psicologia fissa, alle quali è allegata, come premessa o come postilla, una morale scaturita dalla vicenda stessa. Scopo dei componimenti è quindi quello di divertire e di fornire nello stesso tempo "pillole" di saggezza. Rielaborando situazioni e personaggi già appartenuti alla tradizione di tale genere letterario, Fedro ebbe anche il merito di adattarli alla propria personalità e al proprio tempo: arricchì le sue favole in un certo senso di istanze sociali dando voce alle classi subalterne della società romana, gli emarginati e gli oppressi, sottintendendo una protesta, anche se rassegnata, contro il potere costituito e, più in generale, contro la legge del più forte che regola il mondo degli uomini.


links:
 - Fedro in Progetto Ovidio
 - Encyclopedia Britannica - Phaedrus
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