Morte dallo Stato
Quando la dà lo Stato,
la morte è sempre legale.
Lo Stato confeziona
un trapasso regolare,
col timbro conclusivo
di una trafila burocratica.
È uno spettacolo da ammirare
seduti nelle prime file
con l'emozione dei fuochi d'artificio
che vediamo ormai da anni
per la festa del patrono.
Scientificamente interessante,
proprio come un documentario,
è vedere come lentamente
gli occhi si chiudono tranquilli,
sentir descrivere il veleno
che scende piano nelle vene.
L'allestimento è semplice e curato,
si uccide con solerzia impiegatizia:
è la macchina della giustizia
che fa il suo corso senza intoppi.
Oh qualche lacrima di troppo
è il turbamento della massaia
davanti alla telenovela.
Crocifisso sul lettino
c'è tuo figlio, madre, ma non disperare,
pensala come una cerimonia,
come la laurea o la comunione
o la fine della leva militare.
Quando la dà lo Stato,
la morte è un evento ufficiale.
A volte ha il volto di un ragazzo
schiacciato, senza respirare,
con il petto bloccato
dal piede forte della legge.
Noi difendiamo i nostri difensori,
il nostro Stato che per sbaglio dà la morte
a un ragazzo forse troppo alticcio,
a un ragazzo che recalcitrava.
Alla madre lo avete ridato
con il cuore ormai fermo da ore:
?prendete per buono
ciò che abbiamo spiegato,
è stato soltanto un tragico errore?.
Forse legittima difesa,
forse un eccesso di solerzia,
forse lo stesso comprensibile
umano nervosismo
che a Genova arrossava
le strade e i muri della scuola.
Ma no, non era questo il caso,
giusto un malore, un'overdose,
non si sa mai con questi ragazzacci.
Dì un po', a chi daresti fiducia,
al capellone mal vestito
che rolla canne e legge poesia
o a questa bella gioventù in divisa?
Non parliamone dunque,
non indaghiamo:
solo una tragica fatalità,
all'arma rinnoviamo
la nostra solidarietà.
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