Giacomo Leopardi
Da "Zibaldone di pensieri"
Bologna, 19 e 22 aprile 1826
Non gli uomini solamente, ma il genere umano fu, e sarà sempre, infelice di necessità.
Non il genere umano solamente, ma tutti gli animali. Non gli animali soltanto ma tutti gli altri esseri a loro modo. Non gli individui, ma le specie, i generi, i regni, i globi, i sistemi, i mondi.
Entrate in un giardino di piante, d'erbe, di fiori. Sia pur quanto volete ridente. Sia nella più mite stagione dell'anno. Voi non potete volger lo sguardo in nessuna parte che voi non vi troviate del patimento. Tutta quella famiglia di vegetali e’ in istato di souffrance, qual individuo piu’, qual meno. La’ quella rosa e’ offesa dal sole, che gli ha dato la vita; si corruga, langue, appassisce. La’ quel giglio e’ succhiato crudelmente da un’ape, nelle sue parti piu’ sensibili, piu’ vitali. Il dolce mele non si fabbrica dalle industriose, pazienti, buone, virtuose api senza indicibili tormenti di quelle fibre delicatissime, senza strage spietata di teneri fiorellini.
Quell’albero e’ infestato da un formicaio, quell’altro da bruchi, da mosche, da lumache, da zanzare; questo e’ ferito nella scorza e cruciato dall’aria o dal sole che penetra nella piaga; quello e’ offeso nel tronco, o nelle radici; quell’altro ha foglie piu’ secche; quest’altro e’ roso, morsicato nei fiori; quello trafitto, punzecchiato nei frutti. Quella pianta ha troppo caldo,
questa troppo fresco; troppa luce, troppa ombra; troppo umido, troppo secco. L’una patisce incomodo e trova ostacolo e ingombro nel crescere, nello stendersi; l’altra non trova dove appoggiarsi, o si affatica e stenta per arrivarvi. In tutto il giardino tu non trovi una pianticella sola in istato di sanita’ perfetta. Qua un ramicello e’ rotto o dal vento o dal suo proprio peso;
la’ un zeffiretto va ...
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