Achille Luchetti
TANTI MICHELE
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Seguito da un codazzo di cronisti e cameramen, Michele Tanti uscì dalla clinica dove si era da poco conclusa la diretta, in terravisione, della nascita di Safiria.
- Che cosa prova a diventare padre a centoquarantadue anni? È felice?
Anche cinquant'anni prima gli avevano già fatto domande del genere (nel senso che erano figlie dello stesso cretino stupore di cronisti cretini) quando era stato il primo ultranovantenne a subire un triplo trapianto di cuore, polmone e fegato.
Aiutato da spietati gorilla del network al quale aveva venduto l'esclusiva terrestre, cercò di farsi strada, chiedendo al suo cervello purificato (anche quando l'équipe di neurochirughi asiatici gli aveva reimpiantato nell'encefalo - dopo averle sottoposte a bombardamento di neuroni rigenerati - le cellule di Purkinje, gli avevano chiesto se era felice) di cancellare quell'immagine di caos che lo serrava in una morsa, per restituirgli la dolcezza del primo bacio a Cosetta che teneva tra le braccia Safiria.
E infatti tra gli strepiti la vide, mentre rivoli del venticello di maggio si infilavano tra i suoi capelli, quelli dell'undicesimo trapianto, che lo facevano assomigliare ai cowboy di Frank Capra, un regista di cinema che era stato famoso due secoli prima, nel Novecento.
- Vi prego. Non posso parlare. Sono vincolato da un'esclusiva.
Cosetta era bellissima e la dolcezza della maternità aveva donato una luminosità nuova al suo volto di splendida novantottenne. Quegli occhi d'azzurro dei cieli tersi d'inverno. Quei capelli raccolti in treccine vezzose ondeggianti sulle spalle. Quelle guance da venere botticelliana. Quei denti bianchi e lucenti come il bagliore dei lampi. Il suo profumo di dea avvolgeva con tenerezza Safiria nel più virgineo degli abbracci.
Era un uomo pieno di fascino, Michele Tanti. I centosettanta interventi chirurgici, i cinquantadue trapianti, i ventinove bypass ...
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