Leon Battista Alberti
Cento Apologhi
A Francesco Marescalchi
Se ti donassero cento frutti maturati precocemente, li accetteresti con animo ingrato? Se egualmente ti dessero cento rose scelte e odorose, sebbene tu abbia rose in gran quantità da qualsiasi luogo tu voglia, ti sarebbe forse sgradito questo dono? Io ti mando cento apologhi, la cui fattura non ti può certo far dire che ho scelto i migliori fra un gran numero di apologhi; ma essi sono tali che io non dispero che tu li gradirai come una primizia dei nostri orti letterari. Se forse ti sembreranno in qualche passo un po' oscuri, sii indulgente con questa stringatezza da me accuratamente ricercata. Dicono per l'appunto che la brevità nel dire non è stata quasi mai priva di ambiguità e ho pensato che gli apologhi dovessero essere quanto più stringati possibile; ma grazie alla loro concisione, replicandone la lettura, non dovresti averne grande fastidio. Ti chiedo pertanto di essere così condiscendente da voler comprendere il loro significato con un po' di applicazione; io credo che, una volta che li avrai ben compresi, ti divertiranno. Ti saluto.
Ad Esopo antichissimo scrittore.
Ben sapendo che i latini ammiravano moltissimo il tuo ingegno nello scrivere favole e giustamente lo proclamavano divino, io che ho composto questi cento apologhi in pochi giorni, desidero ardentemente - te lo giuro per il sacro nome dei posteri - conoscere il tuo giudizio sulla mia opera. Ti prego, dimmi cosa ne pensi. Ti saluto.
Esopo a Leon Battista Alberti.
Chi ha detto che in Italia mancano gli ingegni, da quello che si può vedere, si inganna; tuttavia confesso che a pochi uomini è toccato tale prestigioso riconoscimento. Per quanto tu faccia dell'ironia, ben a ragione ti dovrebbero amare; ma sono invidiosi. Ti saluto.
Cento Apologhi.
I Mal sopportava la palla di ...
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