Paolo Ottaviani
TRECCIA DEL PLATANO CHE GUARDA
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Se il platano che guarda la maestosa piana,
nell’ampia cerchia azzurra dei monti in filigrana,
negli occhi tuoi s’attarda, quando sera s’azzurra
del viola più intenso, (ma indolente se penso
alle rondini, al volo che precipita e plana),
dal suo simulacro la mente - ecco - allontana
e da un ròrido suolo, da un più verde lavacro,
altro platano appare che ti guarda e scompare.
In fuga di luce
da un buio ostinato
si cela e riluce
canto neonato.
Diverso sguardo sorge che non vedi e ti guarda
su quel filo continuo come fiocco da carda,
e una musica porge dal ritmo discontinuo,
ondeggiante dei rami, con preludi e richiami:
è il platano del cuore che nella mente splende,
tra i raggi si nasconde, poi in silenzio discende
in un limbo incolore, si dilegua e su l’onde
risale del ricordo, meraviglioso accordo.
L’albero del suono
tace e riaffiora
con molle frastuono
in luce d’aurora.
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