V. Majakovskij
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Da «FLAUTO DI VERTEBRE»
La poesia tratta da "Il fiore del verso russo" - un'antologia di autori e poesia russa del Novecento a cura di Renato Poggioli,
edito da Passigli - Firenze - Antella
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... Dimenticherò l'anno, la data, il giorno della settimana.
A chiave mi chiuderò, con un foglio di carta soltanto.
Adémpiti, o magia sovrumana
delle sillabe illuminate di pianto!
Appena entrato nella tua abitazione,
Oggi mi sono sentito a disagio.
Avevi nascosto quelcosa nella tua blusa di raso
e s'aggirava nell'aria un lento profumo d'incenso.
Ti ho chiesto se eri contenta:
Mi hai risposto due sillabe fredde:
tanto.
L'inquietudine ha rotto le dighe della ragione,
ed accumulo il cruccio in un delirio di febbre.
Ascolta.
Non è possibile
che tu riesca a celare il cadavere.
Gettami in viso la parola terribile.
Perché non vuoi udire?
Non senti
che ogni tuo nervo contorto
urla come una tromba di vetro:
L'amore è morto –
L'amore è morto...
Ascolta.
Rispondimi senza mentire
(come farò andare indietro?)...
Come due fosse
in viso ti si scavano gli occhi.
Le due tombe sprofondano.
Non se ne vede più il fondo.
Cadrò dall'impalcatura dell'ore!
L'anima ho teso come una fune sul precipizio,
e v'ho danzato, acrobata-equilibrista,
giocoliere delle parole.
Lo so
che s'è di già consumato l'amore.
Ormai a più d'un segno vi riconosco la noia.
Ritornami giovane in cuore!
All'anima insegna di nuovo del corpo la gioia
Lo so,
si paga sempre per una donna.
Che importa? La vestirò,
come dentro una gonna,
invece d'una toeletta
comprata a Parigi,
col fumo della mia sigaretta.
Recherò l'amor mio
per mille strade distanti,
come recavano gli antichi apostoli Dio.
Da secoli t'ho preparato un diadema,
costellato di ...
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