Anonimo
Festa di compleanno
Nella scura sala tra nubi di persone non ora la trovai e nel cercarla
mi girai, ma nulla raccolsi e vuoto di lei fui solo,
ma solo lo ero già.
Dov'era?
Presto la notai dello splendore scintillante nel cupo locale.
Nella delizia di posare per un istante la mia bocca sulla sua lieta guancia,
il salutarla mi affascinava.
Poi le sue labbra frugarono pensieri e l'ansietà mi giunse in cuore.
Dunque sopraggiunsi io: Vorresti confidarti? .
Non rifiutò al mio invito.
Cercammo così la pace sul ciglio di un balcone dove rigida la luna si colorava di rosso.
Ma il suo racconto fu gravemente triste per me e per lei e nel chiarore dei lumi
brillò la sua agitazione e fui commosso.
Aspirammo assieme ad allontanarci verso i giardini sottostanti nell'ombroso romanticismo.
La sua mano attendeva, la mia la cercava e quando trovò un frammento di forza,
la timidezza scagliò il richiamo.
Poi entrambi fummo richiamati non era onesto abbandonare l'invito ai festeggiati.
Ora, più piacevole, la melodia particolare di un malinconico pianoforte
ci avvicinò più di prima e l'abbraccio fu
usuale. Non vidi più sul suo viso alcun segno di amarezza bensì il segno
di un tenero riso di deliziosa
contentezza. Poi nuovamente distanti, mi ritrovai sperduto e solo.
Ancora mi accostai verso il nostro balcone questa volta più depresso
mi socchiusi verso il basso, riflettendo sulla assenza.
Mi mancava e mi mancavano tutti i suoi gesti e i suoi sguardi,
mi mancavano secondi di lei e detestavo quei minuti che non scorrevano mai.
Poi nuovamente uniti parlammo ancora
e mi lasciai alle desiderose parole,
il tempo di dirle: Sei bellissima!
Unica parola di forza pronunciabile a rompere l'emozioni.
Di già si serrò il nostro tempo e la riaccompagnai verso ...
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