STEFANO RAIMONDI
TUTTO IN UNA CORSA
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...Li sentivo i rumori
gialli dell'infanzia, tutti
quei piccoli puntellamenti timidi
del tempo; i colpi violenti
dell'assestamento, del rimbalzo
del mondo finito nel cortile.
Tutti avevamo il nostro
pim piripetta e nusa fisso
sotto il mento. Era quella
la nostra conta impietosa
la nostra selezione.
A ognuno toccava
prima o poi la punizione:
restare con entrambi i pugni chiusi
fuori dal cerchio.
Non avevo cielo da questa parte: solo
una viscera azzurra, tra le case.
Mani di terra e palpebre d'argento
quelle, spartite tra tutti per stare
più comodi nei sogni. Si parlava
si esplodeva, si ballava. Tutto
era fatto solo per noi, come
una nuova creazione, un soffio.
Caino giocava fuori dal cancello
della via. Portava su la piazza
nell'inferno. Ma noi
eravamo al riparo. Nessuno
diceva dell'albero in mezzo
che verde, diventava nero.
La mia paura sapeva
fare giochi per tutti.
Dal poemetto "Tutto in una corsa", Marzo 1998
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