Giuliano Granata
Greenwich, Connecticut ( maggio 1969 )
**********************************
Dal mio studio al lato del giardino
ti guardo e non mi vedi.
Appena uscita dai nostri sogni,
tutto un universo insondabile
è ancora evidente in te.
Vacilli indecisa alla porta della realtà immanente,
come sembra hai fatto per il colore, già cambiato,
dei tuoi occhi pagliette d’ oro.
Nascosta profondamente in te
c’ è la memoria di chi ti ha trasmesso la vita,
ma questo tu non lo sai, bambettina,
e vivi intensamente la tua propria storia
in tante deliziose scoperte
a l’ aria festiva di una fine di primavera.
Mentre giochi con gorgogli di gioia
che contibuiscono alla pace rassicurante
tutto intorno,
io penso all’ anno vissuto insieme a te,
ad un mondo alla ricerca convulsa di progresso;
al boulevard Saint-Germain, dove dovevi nascere,
pieno di giovani;
al napalm nelle risiere del Vietnam;
all’ ideologia del “Piccolo libro rosso”.
Penso a mio padre, scomparso recentemente,
a cui avresti apportato un supplemento di energie;
penso alla sua bontà cosi’ paziente,
ai valori semplici e nobili, spiegati con l’ esempio,
al suo amore cosi’ limpido e generoso.
La sua assenza, che mai risentirai,
è una ferita violenta, riaperta ogni giorno in me.
Penso alle nostre speranze per te,
angelo decaduto, come tutti i bambini della Terra,
teneri concentrati di innocenza
presto diluiti negli egoismi adulti.
Batuffolino felice nel giardino in fiore,
tendi oggi le manine ai genitori,
ma sei tu,
tu che non sai,
tu senza dubbi, senza inganni,
tu che non distogli lo sguardo,
la più forte.
Esco dall’ ombra dello studio per stringerti a me
e ritenere più a lungo dei frammenti di respiro privilegiati,
già trasformati in ricordi,
fantaccini gettati e persi nella valorosa,
disperata, irrisoria difesa
contro l’ inaccettabile che ci circonda.
...
|
|
|
|
|
|