LA VITA DEI PORTI
Di Jean-Claude IZZO
Anche Diamantis amava Marsiglia. La amava sin dalla prima volta che ci era sbarcato. Aveva appena vent'anni e faceva il mozzo a bordo della nave a vapore Ecuador, un vecchio cargo arrugginito che non si avventurava mai al largo di Gibilterra. Diamantis si ricordava bene di quel giorno: l'Ecuador aveva superato l'arcipelago di Riou poi, passate le isole Frioul, il golfo si era offerto davanti ai suoi occhi.
Come un raggio di luce bianco - rosa che divideva il blu del cielo dal blu del mare. Uno stupore. Marsiglia, aveva così pensato, è una donna che si offre a quelli che arrivano via mare. L'aveva perfino annotato nel suo giornale di bordo. Marsiglia si scopre così dal mare come se ne accorge il marsigliese, una mattina, da molti secoli con la stessa meraviglia bianca all'inizio, poi ocra e rosa. Gyptis, Protis, Gyptis la principessa Ligure che si offre a Protis, il marinaio marsigliese la notte del suo arrivo al porto. Da allora Diamantis non aveva più contato il numero degli scali che aveva fatto.
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