La sera del dí di festa
Composto nell'estate del 1820, quest'idillio potrebbe venire considerato tipico di come la situazione sentimentale dei "Piccoli Idilli", tutta basata sull'aspirazione di sensazioni musicalmente vaghe ed indeterminate, si distenda di ricordi di paesaggi e di intuizioni e si raggeli invece ogni qual volta riaffiori un tema immediatamente personale e polemico. Così quest'idillio si racchiude soprattutto sulla descrizione del villaggio addormentato contemplato in un silenzio immobile in un' estasi sospesa; sull'eco musicale del canto che sale dalla strada, e sul ricordo della fanciullezza che questo canto suscita.
Il canto si apre con una straordinaria descrizione della notte illuminata dalla luna e si chiude in un malinconico indugio sulla propria infanzia ormai irrimediabilmente trascorsa.
Il primo motivo poetico è il vagheggiamento di una quieta notte lunare. Quello che maggiormente ci commuove è lo stato contemplativo raggiunto dal Leopardi, quell'improvviso contemplare e tacere di ogni altro senso, quell'aprirsi nuovo degli occhi dinanzi alle immagini della natura.
Il secondo motivo poetico è quello del canto notturno che si disperde nella campagna e muore a poco a poco allontanandosi; un idillio anche questo che cerca il senso della fugacità del trapassare e spegnersi di ogni vaghezza; che accompagna un altro degli aspetti della poesia leopardiana cioè la capacità di rinvenire nelle contemplazioni del momento, stupori, incanti e malinconie degli anni passati.
Questa poesia raccoglie concetti ed immagini che negli stessi anni compaiono anche negli appunti e nelle lettere. Essa è caratterizzata dalla compresenza, tipica di tutte le poesie leopardiane, ma qui più vistosa, di momenti descrittivi e di discorso polemico protestatario; la protesta è contro la natura che al poeta ha negato anche i mediocri divertimenti e le speranze che illudono gli altri uomini e si svolge in termini personali patetici.
Analisi:
Motivo dominante e unificante è la percezione del ...
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