La guerra dei topi e delle rane (poema)
[1826]
CANTO PRIMO
1
Sul cominciar del mio novello canto,
voi che tenete l'eliconie cime
prego, vergini Dee, concilio santo,
che 'l mio stil conduciate e le mie rime:
di topi e rane i casi acerbi e l'ire,
segno insolito a i carmi, io prendo a dire.
2
La cetra ho in man, le carte in grembo: or date
voi principio e voi fine a l'opra mia:
per virtù vostra a la più tarda etate
suoni, o Dive, il mio carme; e quanto fia
che in questi fogli a voi sacrati io scriva,
in chiara fama eternamente viva.
3
I terrigeni eroi, vasti Giganti,
di que' topi imitò la schiatta audace:
di dolor, di furor caldi, spumanti
vennero in campo: e se non è fallace
la memoria e 'l romor ch'oggi ne resta,
la cagion de la collera fu questa.
4
Un topo, de le membra il più ben fatto,
venne d'un lago in su la sponda un giorno.
Campato poco innanzi era da un gatto
ch'inseguito l'avea per quel dintorno:
stanco, faceasi a ber, quando un ranocchio,
passando da vicin, gli pose l'occhio.
5
E fatto innanzi, con parlar cortese,
"Che fai," disse, "che cerchi o forestiero?
Di che nome sei tu, di che paese?
Onde vieni, ove vai? Narrami il vero:
ché se buono e leal fia ch'i' ti veggia,
albergo ti darò ne la mia reggia.
6
Io guida ti sarò; meco verrai
per quest'umido calle al tetto mio:
ivi ospitali egregi doni avrai;
ché Gonfiagote il principe son io;
ho ne lo stagno autorità sovrana,
e m'obbedisce e venera ogni rana.
7
Ché de l'acque la Dea mi partoriva,
poscia ch'un giorno il mio gran ...
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