Patrizia Albini
LA FATTORIA DELLE DUE LEPRI
.o000o.
A Nereo ed Eléna,
che hanno dato la vita
per lo splendore della fattoria.
Con il loro sudore
l'hanno vista crescere;
con l'amore per la terra
l'hanno vista vendemmiare;
e con la loro onestà rimarranno
per sempre nei nostri cuori.
Affinché il loro sacrificio
non venga dimenticato;
affinché il loro sorriso rimanga
indelebile nei nostri occhi;
affinché i loro nomi diano un
senso alla vita di ognuno di noi.
MONTERIPALDI
Erano le quattro del pomeriggio ed Eléna sgambettava lentamente di ritorno dalle consuete pulizie del sabato.
Era una torrida giornata di Luglio e quel sacco di plastica contenente gli "sciugamani" bagnati degli ospiti le procurava rivoli di sudore che dalla schiena, che anni di lavoro avevano impietosamente piegato, scivolavano giù fino a bagnarle le scarpe di pezza sfilacciate dai sassi e scolorite dal sole e dall'usura.
Sul suo volto di antica bellezza un abile pittore avrebbe saputo cogliere ogni segno. Una mappa di fatiche e sopportazioni profonde quanto le sue rughe.
Sorrideva, sfinita ma contenta di aver ultimato le pulizie alla Fattoria delle due lepri. Quelle cinque case raggruppate intorno ad un campanile davano da mangiare a molte famiglie di Monteripaldi. Muratori, fabbri, contadini, falegnami, artigiani. Tutti avevano contribuito alla costruzione di quelle deliziose cinque casette in pietra strette attorno al campanile che serviva solo per annunciare che la cena era pronta.
Eléna si occupava delle pulizie e della cena, mentre al lavaggio della biancheria provvedeva l'allegra Fiorina, una sorridente abitante di Monteripaldi che, ostinatasi a lavare nel fiume sotto tutte le intemperie, si era procurata la rottura di molti capillari del viso. Una maschera violacea che lasciava trasparire dagli occhi e dal sorriso il suo amore per la vita, i fiori, ed i panni da lavare ...
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