Solo la morte (Residenza sull terra 2)
Pablo Neruda
Vi sono cimiteri solitari,
sepolcri pieni dossa senza suono,
il cuore traversa un tunnel
buio, buio, buio,
come naufragando addentro moriamo,
come annegando nel cuore,
come cadendo dalla pelle nell'anima.
Vi sono cadaveri,
piedi di fredda lastra appiccicosa,
v'è la morte nellossa,
simile a un suono puro,
a un latrato senza cane,
che viene da campane, da tombe
e cresce nel fradicio come pianto o pioggia
Da solo, a volte vedo
bare a vela salpare
con pallidi defunti, con donne dai capelli morti,
con panettieri bianchi come angeli,
con giovani pensose sposate con notai,
feretri risalenti il verticale fiume dei morti,
la livida corrente
sempre più addentro, vele che gonfia il suono della morte,
il suono silenzioso della morte,
scarpa senza piede, abito senza persona,
giunge a bussare, anello senza pietra né dito,
giunge a gridare senza bocca nè lingua né gola.
Eppure i suoi passi hanno un suono,
e il suo abito ha un suono, tacito, come dalbero.
Io non so, io conosco poco, io vedo appena,
ma credo che il suo canto abbia il colore delle viole umide,
di viole abituate alla terra,
perché il volto della morte è verde,
col sottile umidore di un petalo di viola
e il suo aspro colore d'inverno esacerbato.
Ma la morte gira il mondo anche vestita da scopa,
lambisce il suolo in cerca di morti,
la morte è nella scopa, è la lingua della morte che cerca defunti,
è l'ago della morte che cerca filo.
La morte è sulle bande:
sui materassi flosci, sulle coperte nere
vive distesa, e repentina soffia :
soffia un suono buio che gonfia le lenzuola,
e vi sono letti veleggianti a un porto
dove lei attende, vestita da ammiraglio.
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