Maria Teresa Santalucia Scibona
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da "L'amore imperfetto"
Ed. HELICON 2003
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LA GABBIA D'ORO
Era tempo d'arieggiare le stanze
e buttare alle ortiche
le immagini distorte,
il velario delle apparenze.
Una donna adibita a museo
superbo trofeo coi soffitti
stuccati, da mostrare agli amici.
Il gelo delle tue parole
è filtrato indelebile
nelle pareti dell'anima.
Eppure se rifletti,
eri tu l'avversario di te stesso.
Il divario di fondo
fra ciò che ci illudiamo d'essere
e quel che veramente siamo.
E non serve un pietoso
separé d'illusioni ed inganni.
Fallace monumento
parsimonioso negli affetti,
eri solo d'argilla.
Non il possente menhir
eretto per durare
e celebrare insieme
i riti della grande luce.
L'unico sole del mio specchio
che in sottili lamine si frange
e si perpetua all'infinito.
"L'indomabile eri",
quel letale veleno
che uccise Paracelso.
Contro filtri ed agguati
mi preservò la mia collana d'ambra.
Nascosi alla rinfusa coi rimpianti
i drappi viola di malinconia.
Robusta la ringhiera
che cingeva l'equivoco
dei vaghi sentimenti.
Un florido ottimismo
mi pervase con agio e voluttà.
Chiusi piano la porta dei ricordi,
il cancelletto della gabbia d'oro.
La notte sorrideva sconfinata
quando scesi il sentiero libertà.
E non mi volsi indietro.
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