Il Fromboliere Entusiasta
Pablo Neruda
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Il Fromboliere Entusiasta
Faccio girare le mie braccia come due aspi folli...
nella notte lei tutta di metalli azzurri.
Verso il punto in cui i sassi non arrivano e ritornano.
Verso il punto in cui i fuochi oscuri si confondono.
Ai piedi delle muraglie che il vento immenso abbraccia.
Correndo verso la morte come un grido verso l'eco.
Il remoto, verso il punto in cui ormai non resta che la notte
e l'onda dell'intento, e la croce del desiderio.
Fanno venir voglia di gemere il singhiozzo più lungo.
Bocconi di fronte al muro che sferza il vento immenso.
Ma voglio posare i miei piedi oltre questa impronta:
ma voglio capovolgere questi astri infuocati:
quel che è la mia vita e va oltre la mia vita,
questa cosa di ombre dure, di niente, di remoto:
voglio alzarmi nelle ultime catene che mi imprigionano,
sopra questo spavento borioso, in questa onda di vertigine,
e lancio i miei sassi tremanti verso questo paese nero,
solo, sulla cima dei monti,
solo, come il primo defunto,
girando impazzito, preda del cielo oscuro
che guarda immensamente, come i mare nei porti.
Qui, la zona del mio cuore,
piena di pianto gelato, bagnata di sangue tiepido.
Da esso, sento saltare i sassi che mi annunciano.
In esso balla il presagio del fumo e della nebbia.
Tutto di grandi sogni caduti goccia a goccia.
Tutto di furie e onde e maree sconfitte.
Ah, il mio dolore, amici, già non è più un dolore umano.
Ah, il mio dolore, amici, è ormai troppo grande per la mia vita.
E in esso piego le onde che vanno rovesciando stelle!
E in esso salgono i miei sassi nella notte nemica!
Voglio aprire una porta nei muri. Questo voglio.
Questo ...
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