JOSIE BLISS (residenza sulla terra 2)
Pablo Neruda
Colore azzurro di fotografie devastate,
colore azzurro con petali e passeggiate al mare,
nome assoluto che cade sulle settimane
con un colpo d’acciaio che le uccide.
Che vestito, che primavera passa,
che mano cerca incessante seni e teste?
Il chiaro fumo del tempo cade invano,
e invano le stagioni,
i commiati su cui cade il fumo,
i precipitosi fatti che attendono con la spada:
d’un tratto c’è qualcosa,
come un confuso assalto di pellirosse,
l’orizzonte del sangue trema, c’è qualcosa,
certo qualcosa agita i roseti.
Colore azzurro di palpebre che la notte ha lambito,
stelle di cristallo sconquassato, frammenti
di pelle e convolvoli singhiozzanti,
colore che il fiume si scava a colpi nella rena,
azzurro che ha preparato le grandi gocce.
Forse continuo a esistere in una via che l’aria fa piangere
con un preciso lamento lugubre a tal punto
che tutte le donne vestono di sordo azzurro:
io esisto in questo giorno suddiviso,
esisto là come una pietra pestata da un bue,
come un testimone senza dubbio dimenticato.
Colore azzurro d’ala d’uccello dell’oblio,
il mare ha completamente bagnato le sue penne,
il suo acido decaduto, la sua onda di pallido peso
insegue le cose affastellate negli angoli dell’anima,
e invano il fumo bussa alle porte.
Sono là, sono là
i baci trascinati dalla polvere presso una triste nave,
sono là i sorrisi scomparsi, gli abiti che una mano
scuote invocando l’alba:
sembra che la bocca della morte non voglia mordere i volti,
dita, parole, occhi:
sono là ancora come grandi pesci che ricoprono il cielo
col loro azzurro materiale vagamente invincibile.
...
|
|
|
|
|
|
|
|
|
Go to begin of the document
Go to previous page
Go to next page
Go to the end of document
