Paolo Ottaviani
GLI SPARTITI DI PIERO
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“C’è scritto, basta leggere”. E dal foglio
tormentato di chiose – a Montedoro
è già scesa la sera, (ci ha sorpreso
come ogni sera) – quel vento di rabbia
si alza e si placa tra le tue mani
e la chitarra, laggiù in Palestina.
Chissà quale mistero mi portò
dentro la tua leggerezza antica,
in quel confuso fiume di parole
senza miraggio di foce nel mare…
…già eri nel mare e nel vento a seguire
quelle faibles nuances della voce:
ascolta com’è puro questo suono!
quasi gridavi da quell’altra stanza
nel tuo eterno vagare plongé
sempre un poco al di là dell’immediato
contatto, quasi fossi sollevato
da terra, come smarrito in quel cielo
che ti sfiorava la fronte e brillava
negli occhi, non scendeva mai la sera
sul tuo volto chiaro, ti prendeva
alle spalle, infedele come un gatto,
ma non portavi rancore alla sera,
alla vita che fugge, a tutto ciò
che finisce, ingannavi il tuo tempo
perché già eri oltre il tempo, già sapevi
che non c’è morte, ma gioia nel vento.
(Venerdì 16 aprile 2004)
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