Scherzo n. 19
[Opera Settima, 1967]
Suona nella notte una chitarra:
giungono confuse le note
portate dal vento leggero.
Sotto la luna piena
fuggono gridando le nubi inseguite:
l'uomo è salito fin lì
per rubare l'elettricità:
è come se a noi
togliessero il sangue.
Fuggite, fuggite nuvole notturne,
liberatevi dall'aggressore.
Ma ora io verrò da te:
ti spoglierò nuda, ti frusterò
per sentire le tue grida nella notte
e poi ti squarterò con la mia scimitarra.
Sento ululare un lupo affamato:
mi è presso.
Eccolo tra gli alberi:
rilucono i suoi denti sotto il chiaro di luna.
Vorrebbe venirmi addosso
e dilaniarmi e mangiarmi:
ma non verrà, ha paura di me.
Se tu, sanguinaria bestia dei boschi,
sapessi quanto io sono vigliacco,
mi salteresti addosso senza indugio:
ma tu fuggi perché mi temi
ed io non fuggo perché lo so.
La civetta coglie nel sonno
gli uccelletti indifesi:
maledetto volatile,
s'io ti avessi tra le mie mani.
Com'è diversa di notte la campagna.
Predano di notte gli animali più vili,
escono di notte le belve più oscene.
Ed io son di queste,
di queste sono io.
Spunterà tra poco il sole all’orizzonte
e tutti noi,
vili e maligni animali della notte,
fuggiremo nelle nostre tane,
ci nasconderemo.
Al calar delle tenebre
sgusceremo quatti-quatti
per le nostre cattiverie.
Ci è amico il maligno occhio della notte.
Ci sono amiche le misteriose scintille sideree.
È notte, è notte
ed io vengo ad ucciderti.
Ed io vengo ad ucciderti.
...
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