Gian Citton
da "INDOVINARE IL MARE"
Book Edtore, Castel Maggiore (BO), 2004
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REFOSCO
Sul fondo e all’orlo del bicchiere il vino
lascia le tracce d’una stria venosa
(scura come un velo di bistro) a ricordarti
il vizio il vezzo mio quelle mattine
quando d’abitudine sparecchi
i pochi resti che lasciò la notte.
Da quante di quest’ultime notti
il tenue siero – per te che lo detergi e che lo sai
come di sotterfugio fluorescente –
in quanti tonfi di risciacquo anneghi
(senza volere ammetterlo) con quello
un tralignare, una fuga senile?
E il dissapore che covi e balza nei
nervosi scatti del mondare
rammenta dentro quell’acciottolio
ciò che tentai (che tento)
ogni notte a ferirti un tradimento.
Ma a me le notti in cui da quel bicchiere
sembrarono levarsi lemuri levrieri
e spiriti diversi – e ad ogni sorso
che li attardava e li involveva in spire
l’Esistere filtrare nell’Essenza,
d’un tratto l’abito faceva il monaco
(e mensuravo monaco le volte
d’una dipinta galleria di monastero)
e tra fumi pareva farsi l’alba
se da lontano un gallo taverniere
garriva come giallo di bandiera.
Ma a te l’incrosto rosso, invece, gromma
di vino all’orlo del bicchiere era al mattino
anche un poco di sangue – una ferita
che spicciasse dal labbro screpolato:
un po’ meno per te, da me, di vita.
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