Gian Citton
da "INDOVINARE IL MARE"
Book Edtore, Castel Maggiore (BO), 2004
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TRACCE 2
(da una distanza di ventanni)
Anche se cerco
nelle foto di allora più recenti
(le più dolenti le più straziate)
riprovare animarti
ricomporti in sequenza
e riproporti mentalmente viva,
o se ti stagli improvvisa mentre
trilla lo squillo della sveglia
le mattine d’inverno quando il letto
ha un calore speciale più materno;
se si delinea a un tratto il tuo profilo
per scompigliarsi subito; se ormai mi resti
come quando febbraio forza il ghiaccio
e pullula la terra nel disgelo
di vertebre di foglie o gusci vuoti
di lumache (cose non proprio morte,
non ancora, ma inerti consumate),
quel che racimolo e preservo so
(e più con furia che dolore) che è
frutto d’accatto, e non conduce a te
se a ogni risveglio la trama si sfila
nel sovrassalto della prima luce.
…………………………………
Ma se talvolta se una scheggia il dito
se una spina o una resta mi ferisce,
se succhio il poco sangue che ne urge,
ecco: umettavi un lembo del tuo fazzoletto,
a pulirmi la guancia insudiciata,
che odorava di cipria di biscotto
di lingua che lambisce la covata.
E così resti odore nella mia saliva:
la stessa intinta dalla bocca allora
che a un tratto è certo e tale in me l’evento
del possederti – e mi possiedi ancora.
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