DOMUS-MUNDUS
1
La bella mano gli posò sul crine
e disse: - Io vedo il tuo serto di spine,
e sento l'onda che hai qui dentro ascosa,
o mio dolce poeta, e son gelosa!
Son gelosa de' tuoi vaghi dolori
delle tue belle vendemmie di fiori,
sono gelosa della fantasia
che ti dilunga dalla soglia mia...
Oh, dimmi, i fantasimi
che sogni nei cieli;
se posso, cingendomi
di candidi veli,
se posso evocarli,
se posso imitarli!
Qual fu stanotte, quando tu vegliavi,
la dea che del tuo canto incoronavi?
Ah dimmi che fu larva antica e bruna,
o mammola di monte, o fil di luna,
o vecchio frate, o bambolo ricciuto,
o cadavere, o uccello in mar veduto,
ah dimmi, dimmi che nel ciel dimora,
e che tu te 'n dimentichi all'aurora!
Non vedi? son pallida,
son tacita anch'io;
perché, clinando a vespero
favello con Dio,
mi guardi nel viso
col mesto sorriso?
Io m'affiso lassù, tu in basso guati;
io mi faccio gentil, tu ti fai strano...
oh dove, dove sono i dì volati,
i dì che insieme viaggiavam lontano?
Era in riva del mar, nel paesetto,
in mezzo ai boschi... mi ricordo ancora!
Quanta speranza ti cantava in petto,
come ridendo correvamo allora!
Davanti alle placide
chiesette del monte,
allora, rammentati,
chinavi la fronte;
quei buoni curati
li hai tutti scordati?
Pensa ai bimbi del lido, ai ritornelli
che col vento venian dai navicelli;
e mi dicevi, seduti all'ombrìa,
l'universo è giocondo, e tu sei mia!
Io sospirava: amo, confido e credo;
il futuro lo sento, il Dio lo vedo!...
O puri affetti, o rime pensierose
di farfallucce, di baci, e di rose!
Il nido facciamolo,
dicevi, o ben mio,
coi fili di paglia
che piacciono a Dio;
coi raggi, coi fiori,
...
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