MARIA TERESA SANTALUCIA SCIBONA
MODERNITÀ
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(a Giorgio Luti)
Dolce fratello mio spirituale,
ora è tempo della non poesia,
di frasi grossolane squinternate.
Son fuori moda le tremule barchette
innamorate, che lusingano
il mare a pelo d'acqua.
Contaminata è l'italica lingua
dalle smanie dell'esterofilia.
Si anneghino le seduttive stelle.
nella prosa volgaruccia e banale.
Per sembrare moderni ed attuali
illuminiamo il giorno con rifiuti
feriali, dell'immensa città.
E viviamo il glorioso presente
e l'incerto domani,
fra un nostalgico tango da balera
e i richiami del nulla.
A piene mani, si rimesta nel fango
adescati da falsi bagliori
e fetidi liquami.
Quasimodo, D'Annunzio con Torquato,
sono sepolti dalle oscure trame
di delitti perfetti, fra "gialli"
o sciropposi libri "rosa",
nel vecchio mercatino dell'usato.
Mia somma guida, chi ci salverà
dal marasma infernale, da tale
imprevedibile follia?
Svanisce e muore l'austera civiltà,
brilla il fulgore della mente tua
nelle scelte ambigue dell'umanità.
Tu preservi decaduti tesori
del pensiero e segnali la strada
maestra dei valori supremi.
Cerco di ricalcare il tuo sentiero,
stretta è la porta per l'eternità.
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