Emilio Praga
PENOMBRE
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Nos canimus surdis
PRELUDIO
Noi siamo figli dei padri ammalati;
aquile al tempo di mutar le piume
svolazziam muti, attoniti, affamati,
sull'agonia di un nume.
Nebbia remota è lo splendor dell'arca,
e già all'idolo d'or torna l'umano,
e dal vertice sacro il patriarca
s'attende invano;
s'attende invano dalla musa bianca
che abitò venti secoli il Calvario,
e invan l'esausta vergine s'abbranca
ai lembi del Sudario...
Casto poeta che l'Italia adora,
vegliardo in sante visioni assorto,
tu puoi morir!... Degli Antecristi è l'ora!
Cristo è rimorto!
O nemico lettor, canto la Noia,
l'eredità del dubbio e dell'ignoto,
il tuo re, il tuo pontefice, il tuo boia,
il tuo cielo, e il tuo loto!
Canto litane di martire e d'empio;
canto gli amori dei sette peccati
che mi stanno nel cor, come in un tempio,
inginocchiati.
Canto l' ebrezze dei bagni d'azzurro,
e l'Ideale che annega nel fango...
Non irrider, fratello, al mio sussurro,
se qualche volta piango:
giacché più del mio pallido demone,
odio il minio e la maschera al pensiero,
giacchè canto una misera canzone,
ma canto il vero!
Novembre 1864
MERIGGI
1
BRIANZA
Come è bella la sera in mezzo ai monti!
Te ne ricordi?... ti ricordi quando
si vagheggiava i rapidi tramonti,
e tornavamo a braccio, e sussurrando:
come è bella la sera in mezzo ai monti?
O pace, o solitudine, o dolcezze!
Tu appoggiavi i piedini al focolare,
ed io la testa fra le tue carezze;
e il lieto grillo era il nostro compare:
o pace, o solitudine, o dolcezze!
Chi, chi di noi più puri e più beati
in quei giorni d'affetto e di mistero?
Ti ricordi i progetti inargentati
dal vago argento che maschera ...
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