DOLOR DI DENTI
Nelle eterne solitudini
ride il sole come un pazzo,
e le fervide risate
son di raggi immense ondate;
per le selve e i precipizii,
lungo i solchi e nelle ville,
tutto è fremiti e scintille,
tutto è palpiti e splendor.
Musa mia, tu se' una mummia,
nel mio cranio, orsù, ti sdraia;
tavolozza, si sbadiglia?
Come un feretro sei gaia!...
In un dente che somiglia
a una torre rovinata,
ho una danza forsennata
di stranissimi dolor.
Queste spiaggie solitarie
ti rammenti, o giovinetto,
quando, in mezzo a donne care,
in quel dì del primo affetto,
le venimmo a visitare?
Qui la pioggia allor ne colse,
e al villaggio ci travolse
colla nostra ilarità.
E le madri rampognarono
i ragazzi scapestrati!...
Ma a un bel fuoco i piccioletti
piedi e gli abiti asciugati,
in attesa dei confetti
ci ponemmo a desinare;
era il giorno del compare,
un bel giorno in verità!
Dio! d'argento son le nuvole...
io non l'ho sul mio pennello;
come brilla la campagna,
come è buio il mio cervello!
Questo dente che si lagna
il mio fango mi rammenta,
par che gridi: "T'addormenta,
verme putrido d'amor!".
Nelle eterne solitudini
ride il sole come un pazzo,
e le fervide risate
son di raggi immense ondate;
per le selve e i precipizii,
lungo i solchi e nelle ville,
tutto è fremiti e scintille,
tutto è palpiti e splendor.
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