DUE CONOSCENZE
Io conoscea due vispe vecchierelle
che vicino abitavano di casa:
le due cuffie eran sempre alla finestra,
e per l'aria venìa
un confuso cianciar pien di allegria.
Parevan le due candide cuffiette,
fra quei vasi di fior, due tortorelle,
e or rivolti alla strada, ora alla gronda,
quattro occhietti brillanti
studiavan gli uccelletti e i viandanti.
Io passava di là quasi ogni sera
e m'avean le due donne in simpatia,
ché, fra tanti a ragazze accompagnati,
mi vedevan soletto
e mi credean dabbene e poveretto.
Anch'io le amavo, e un dì, come deserti
vidi i balconi del convegno antico,
chiesi novelle: moribonda l'una
l'altra al letto davanti
a pregar la madonna e tutti i santi.
L'ammalata morì; fu un epitaffio
breve alla porta della chiesa, e un requie
di più. L'altra tornò nella sua casa
stretta, oscura, pudica
come la bara della estinta amica.
E più di quella restò forse chiusa.
Quando al sol si riaperse, oh cosa triste!
intisichian non innaffiati i fiori,
e la vecchia languente
guardava intorno e non vedea più niente.
Dimenticato anch'io, son mesi e mesi
che ho mutato cammin, come gli uccelli
che sul miglio infedel piansero molto,
poi decretâr lo sfratto.
I fiorellini erano morti affatto.
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