CONVENTO IDEALE
Io voglio farmi un piccolo convento,
lontano, solitario, in riva al mar;
colà, pieno di sole, in mezzo al vento,
starò lieto e tranquillo ad invecchiar.
Sarò il padre prior de' miei peccati,
e una regola nuova inventerò;
i miei pensosi e pallidi affigliati
senza scelta di sesso annicchierò;
primo l'Orgoglio: sarà un frate austero,
sarà padre guardiano e consiglier;
da molt'anni è abilissimo al mestiero:
prender la gente a calci nel seder.
Poi l'Accidia, l'Accidia anima pia,
soave primogenita del ciel;
e verrà spesso nella stanza mia
perché le aggiusti sulla faccia il vel.
Poi la Lussuria: le darò un altare
tutto per lei, tutto profumi ed or!
Sera e mattina, senza mai posare,
dovrà cantarmi l'Angelus nel cuor.
Porrò l'Invidia accanto al cimitero,
e in refettorio la Gola porrò;
schiavo del corpo e schiavo del pensiero,
perennemente le visiterò.
Tu, Avarizia, starai sul campanile
giorno e notte, o pudica, a mormorar:
Qui abbiam l'azzurro, la manna e l'aprile,
son rime e strofe e non le voglio dar!
Condurrò l'Ira anch'essa al mio convento,
ma per poco, la scarna, vi vivrà;
le innalzeranno in chiesa un monumento,
ove il Priore a ridere verrà.
Immemore così del calendario,
starò in riva del mare, in mezzo ai fior,
nel convento lontano e solitario.
E sulla porta sarà scritto: Amor.
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